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Note in punta di fioretto

Niente, sono 2 ore che mi rigiro in questo letto, e il sonno non arriva. Erano anni che non mi capitava. Mi sembra di essere tornato bambino, quando, la sera prima della partenza per un viaggio, l’entusiasmo era tanto che era quasi impossibile addormentarsi, se non quando i primi raggi del sole trafiggevano le persiane chiuse male. Ma in questo caso non capisco la causa di questa agitazione; sono quasi 20 anni che vado in giro a fare gare, ho perso il conto di tutti gli alberghi in cui, normalmente, ma non oggi, mi sono addormentato. E questo non è poi tanto diverso. Stesse lenzuola dozzinali, stessa moquette ormai stanca di essere calpestata, forse solo un po’ di lusso in più. Immagino i miei ragazzi che dormono beatamente nelle camere accanto, ma non li invidio. Prima delle gare il mio animo era una tempesta di emozioni e mi ci sono voluti anni per imparare a non darlo a vedere, a non far accorgere gli altri dell’uragano di paura, nervosismo, ansia che avevo dentro. Sono diventato talmente bravo a fingere tranquillità, che alla fine sono riuscito a convincere anche me stesso.
Niente, ancora sveglio. Ok, passiamo al piano B: il frigo bar…ovviamente vuoto. Vuol dire che oggi faremo guadagnare lo stipendio al portiere notturno. Mi infilo i pantaloni, la camicia e scendo le scale per andare al bar della hall; spero che un martini, bevuto tutto di un fiato, mi intontisca abbastanza. Mi fermo, ascolto. Qualcuno sta accarezzando i tasti di un pianoforte? Una piccola scintilla si accende nel cervello. Una semplice sequenza di due note ha attivato chissà come un impulso elettrico fra qualche neurone, e i ricordi affiorano. Ricordi di estate siciliane caldissime, con nonna seduta impettita sul divano, ad ascoltare me bambino che sudavo su dei tasti bianchi Continua a leggere→

Incontro

E lei era così, ma non era così, nel senso, non fraintendetemi, che era esattamente come la vedevi, ma il tutto dipendeva da cosa guardavi. Si, perchè tutti quanti sappiamo che si può vedere una persona per mesi senza averla mai guardata e si può riuscire a guardarla perfettamente il primo istante che i tuoi occhi posano lo sguardo su di lei e che rimangono un istante in più del dovuto su quel viso, in quegli occhi, in quel sorriso e non sai perchè, o in realtà lo immagini ma non lo ammetterai mai, nemmeno a te stesso, ritrovi un qualcosa di familiare, qualcosa che c’è e non pensavi ci fosse, e sopratutto, che mai e poi mai, avresti pensato di ritrovare in quel volto, in quegli occhi, in quel sorriso. E tutto il resto del tempo è un inseguire quella sensazione iniziale; all’inizio in realtà sei convinto di aver sbagliato, che il tutto è stato un abbaglio, magari colpa del riflesso di quel sole cocente che lei combatteva con una maglietta sopra la testa e che a te fa cambiare 3 t-shirt al giorno. Cerchi conferme di quell’errore, non è possibile, pensi, e allora speri che conoscendola, si riveli non essere quello che pensi… E poi arriva la conferma, semplicemente, come una risata, che le illumina il viso e a te riempie le orecchie; e allora lo sai, sai che quella persona ti darà qualcosa, che non passerà nella tua vita indifferente, come tantissime altre hanno fatto; certo, non sai ancora se il suo contributo sarà una canzone nuova che non conoscevi e che ti farà sorridere fra 10 anni quando la riascolterai, o se, magari, quella stessa canzone la ascolterai fra 10 in sua compagnia, e sorriderete insieme, ma sai che quell’incontro, quella mattina, in cui eri in posto in cui in realtà non avresti voluto essere, non lo dimenticherai, come hai già fatto come migliaia di incontri, ma resterà nella tua memoria, come quando dopo tanti anni Continua a leggere→