Le emozioni di un’impresa

Foto AFP

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E ci sono immagini che dicono tutto senza parlare; che riescono a raccontare tutte le emozioni di un’ atleta, come in una sequenza istantanea, mescolate in un tempo infinito e infinitesimale contemporaneamente. Quattro facce della stessa medaglia che descrivono, e trasmettono il turbinio di sensazioni che si nasconde dietro un’impresa sportiva. Come se il fotografo fosse realmente riuscito a rubare ai soggetti immortalati un briciolo della loro anima, quella più sincera, che non riesce, o non vuole, mettere filtri tra quello che prova e quello che mostra. È come in una seduta psicologica in cui si affrontano i diversi stadi delle emozioni, soltanto che qui li vediamo tutti nello stesso istante , in un’immagine collettiva, dove però il quadro di insieme perde importanza rispetto alla bellezza dei singoli soggetti. La compostezza di quelle mani in secondo piano, con l’atleta solo apparentemente nascosta, le cui mani, appunto, fermate dallo scatto del fotografo subito prima di incontrarsi, quasi si stiano unendo in una sorta di preghiera, applaudono alla propria forza e a quella delle compagne. Il volto sorridente, luminoso nella tensione dei muscoli del viso, e quello più passionale, quasi commosso della compagna vicino, che sembrano alternarsi tra l’incredulità e la gioia più selvaggia. E poi quelle dita incrociate, quello sguardo che cerca conferma su un tabellone, la speranza di chi sa di aver appena compiuto qualcosa di grande, qualcosa per cui gli anni di sacrifici passano in secondo piano, ma che vuole, lo desidera con tutto se stesso, vederlo ufficializzato, proclamato, per poterci finalmente credere davvero, e abbandonarsi quindi, alla felicità, lasciando libero sfogo a quel sorriso, che ancora non si vede sulle labbra, ma già si intuisce negli occhi.
Questo è lo sport, e per oggi non c’è bisogno di aggiungere altre parole. Anzi, una va aggiunta: grazie.

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