La guerriera

Ritratto di una campionessa

E quante volte ti sei sentita dire che eri una privilegiata. Persone che vedevano i tuoi successi, e la facilità con cui il tuo corpo ti aiutava a conquistarli, e, non sapendo assolutamente chi eri, credevano che il gioco fosse tutto lì. E quante volte l’ho pensato anche io. Ti guardavo tirare e seguivo ogni tuo gesto, cercando di carpire ogni tuo piccolo movimento, per poi studiarlo, analizzarlo e magari cercare di riprodurlo con qualcuno che non eri tu. Poi, un giorno, ti ho guardato negli occhi, finalmente, e ho capito. Quello che cercavo non lo avrei mai trovato nelle tue movenze; lì al massino potevo trovare il lavoro dei maestri che avevi incontrato, la perizia con cui erano riusciti a modellare il tuo corpo sulle linee che avevano immaginato per te. Ma tutto questo era solo una piccola parte della tua forza, del tuo valore. Invece, quando ti ho guardato negli occhi, allora finalmente ho avuto la fortuna e il privilegio di ammirare il tuo vero talento. Quello che forse, complice la facilità con cui ti risultava naturale trovare uno spiraglio nelle difese delle tue avversarie, solo chi ti conosceva veramente poteva intuire: la tua vera forza, la capacità, che solo i campioni hanno, di vivere lo sport nel suo vero significato. Il talento di inseguire i tuoi sogni con la caparbietà di un obiettivo e non nell’attesa di una speranza; di riuscire a trovare il divertimento nella fatica di un progetto, anche quando nessuno intorno a te avrebbe scommesso una sola fiches sulla tua capacità di rialzarti. E soprattutto, ed è la cosa che più di altra mette i brividi a chi riesce a vederla nel tuo sguardo, la passione. L’amore viscerale e totale verso quello che fai. Straordinario e ordinario insieme: come quando si guarda un figlio, e il petto si ferma un attimo per la forza di quel sentimento mai provato prima per nessuno, e ci si rende conto che è impensabile non provarlo. E allora ogni tanto puoi anche pensare di mollare tutto, di credere che non ne valga la pena, ma poi capisci che solo indossando quella maschera riesci a essere davvero te stessa, e che quella pedana riesce ancora a regalarti lo stesso divertimento, la stessa gioia, di quando eri bambina. E allora ti guardo, con lo stesso stupore, con cui si ammira una macchia di colore in un panorama in bianco e nero, e capisco che ciò che rende i tuoi movimenti unici e che li riempie di un’emozione che anche i non addetti ai lavori non possono non notare, è proprio quella forza interiore che li genera, che fa sembrare facile qualcosa di incredibilmente difficile, e che crea spazi e linee dove un attimo prima c’era solo un muro. Compiere quei gesti come se fosse la cosa più naturale del mondo, non pensando, neppure per un istante, che potrebbero non funzionare; lasciarli andare, liberi, senza paura, senza rimorsi, con il coraggio e l’incoscienza dei veri campioni. E sapere, un attimo prima di tutti gli altri, che proprio quel coraggio e quel l’incoscienza sono ciò che li ha resi vincenti. Salire in pedana vivendo il presente, senza farsi rallentare dal pensiero di quello che potrebbe succedere fra pochi minuti, ma godendosi pienamente ogni secondo che il ritmo del tuo cuore scandirà.
Ecco, per me sei questo, e molto altro; una donna, un’atleta, una sportiva, una guerriera.

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