E ti svegli la mattina, con un desiderio, ormai consueto, di dare movimento alle tue emozioni, di regalare loro pause e parole con cui giocare. E poi… E poi…. E poi come fai? Come fai a parlare di scherma, di sport, di brividi, quando sai che poche ore prima la vita di tante persone è stata falciata, sbriciolata, dalla pazzia stupida e cattiva di un individuo, che di umano ha solo la postura eretta. E allora le parole, le emozioni, mi si congelano nel petto, si bloccano, sospese. Galleggiano nella rabbia, nell’incredulità, nel dolore. Vedo i piccoli teli, stesi sul terreno a coprire cadaveri di bambini, e mia figlia dorme sdraiata, in quello stessa posizione. E grazie a Dio…. Grazie a dio?… In nome di dio?… Sia lode a dio?…. Mi vuoi dire che davvero si può fare tutto questo e riuscire anche soltanto a immaginare il concetto di dio…Dio, se c’è, sta vomitando! Si tiene la pancia piegata e suda freddo di fronte allo schifo che solo la mente dell’uomo può creare. E allora io mi tengo la testa fra le mani e non ho la forza di parlare. Vorrei piangere, ma anche le lacrime non credono ai loro occhi. E ora ho soltanto una paura. Non di altri attentati; ma di abituarmi a tutto questo.

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