Diario di viaggio – GPG Riccione/ 1

 

foto Daniele Anile

foto Daniele Anile

Il GPG di Riccione è anche questo. Tecnici che corrono da una parte all’altra del palazzetto dalle 8:30 di mattina e che dopo aver aver camminato per chilometri (in alcune gare arriviamo anche a 15), verso la fine della giornata cercano un posto per sedersi un secondo in attesa che il prossimo assalto venga chiamato. E in questa gara tutto viene amplificato, sia per il numero dei partecipanti che per le dimensioni delle due sale. E proprio per questo, al tecnico viene chiesto uno sforzo supplementare, una sorta di piccola maratona quotidiana.
Partecipare al GPG vuol dire spesso dividersi ogni giorno anche per 6-7 atleti, saltando da una pedana all’altra, con l’orecchio sempre teso, per non rischiare di perderne uno, per poter far sentire ogni allievo unico all’interno del gruppo. Ed è bello vedere la faccia dei bambini, quando, già attaccati al rullo, guardandosi intorno, con gli occhi tra lo speranzoso e il preoccupato, finalmente vedono il loro maestro (o maestra) correre verso la pedana, per potersi accucciare dietro di loro. Spesso alzano il braccio, per non rischiare di non essere notati, e si vede che il viso si rilassa in un piccolo sorriso, e dalle labbra contratte esce un piccolo sospiro di sollievo. E poi l’assalto comincia, e dopo un po’ finisce, ma il maestro rimane un attimo sospeso, in un abbraccio, consolatorio o di complimenti; e si vede che è combattuto, come se fosse legato con un elastico stretto alla vita, tra la voglia di restare un secondo in più intrecciato in quel abbraccio e la fretta di raggiungere un’ altra pedana, per un altro assalto, di un altro allievo, che lo sta aspettando, forse già attaccato al rullo; per sentirsi unico anche lui.

Grazie ad Elisa e Veronica per non avermi nascosto la loro stanchezza, e per avermi stupito con uno scatto da centometriste non appena l’altoparlante ha chiamato l’assalto del loro allievo.

 

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