Diario di viaggio – GPG Riccione/-1

Tra poche ore sarò a Riccione per le finali dei campionati italiani GPG (under 14), e domani il mio primo allievo, anzi, allieva, salirà in pedana, a dare il via agli ultimi giorni di gara di questa lunga kermesse, con le competizioni dedicate alla spada. E allora, mentre comincio a provare la consueta tensione pre gara, accentuata dalla consapevolezza che questo è l’appuntamento che chiude la stagione GPG, l’ultimo, dopo 9 mesi di lavoro (quasi un parto), mi fermo a riflettere sul significato che ha per me. Cosa è per me il GPG di Riccione. È la risposta è semplicissima: è una promessa. O meglio, un insieme di promesse. Alcune più forti, sicure, altre un po’ da marinaio, di quelle che in realtà non sei così certo di poter mantenere, di quelle che fai con un sottofondo quasi di sbruffoneria.
È una promessa il fatto che questa gara, come spesso ho detto ai miei ragazzi, sarà una festa. Una festa tutta per loro, organizzata e orchestrata, da tutti i loro partecipanti per essere difficilmente dimenticata.
È una promessa che comunque vada, alla fine del assalto mi troveranno sempre a fondo pedana, apposta per loro. E come me, quasi tutti i miei colleghi faranno lo stesso per i loro allievi; e quel quasi un po’ mi dispiace.
È una promessa che alcuni dei legami che nasceranno in questi giorni dureranno tutta una vita, e questi stessi giorni diventeranno ricordi condivisi di quei legami.
È una promessa che il giorno dopo questa gara ci ritroveremo in palestra per continuare a lavorare, a prescindere da quello che dirà la classifica e che il risultato sportivo di queste giornate non potrà mai cambiare il mio fare il tifo per loro, sempre e comunque.
Ed è una promessa, e forse questa è l’unica un po’ da marinaio, che, qualora quel podio dovesse arrivare, questa gara rappresenti la fine di un percorso: siamo solo all’inizio, e probabilmente il meglio deve ancora arrivare.

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