Questione di spazio

Oggi la scherma, più di ieri, si è globalizzata. È uscita dal paradiso elitario in cui era stata rinchiusa, anche a causa di costi non proprio indifferenti, per aprirsi maggiormente alle masse. Questo è un processo innegabile che ben si può verificare guardando i numeri delle presenze alle nostre competizioni. Ovviamente aumentando i numeri dobbiamo per forza di cose gettarci nel calderone della concorrenza con gli altri sport. E se è innegabile che possiamo contare su svariati punti a nostro favore, è anche vero però che sotto alcuni aspetti siano pericolosamente indietro rispetto ad altre discipline sportive. Proprio l’aumento dei numeri, segno evidente delle nostre capacità educative e manageriali, rischia di rivelarsi un boomerang e di ritorcersi contro. Infatti andando in giro per le gare e parlando con colleghi e genitori, sempre più spesso si avverte un malcontento diffuso rispetto ai luoghi di gara, che molte volte si rivelano insufficienti per la grande massa di persone che vi si riversa dentro. Spesso sono troppo piccoli e con una divisione non idonea degli spazi. Questo problema si avverte sopratutto nelle gare under 14, dove il numero dei presenti è praticamente triplo rispetto al numero dei partecipanti, a causa della presenza dei genitori (e spesso anche di nonni e fratelli), che giustamente accompagnano i bambini e che spesso e volentieri si vedono costretti ad accalcarsi attorno alle pedane per seguire i giovani atleti, ma che così facendo “rubano” spazio ai tecnici, impedendo loro di fare il proprio lavoro nella maniera adeguata. Altri problemi si creano quando, per trovare situazioni più ampie si opta per location con un numero maggiore di sale, o anche, con due palestre vicine tra di loro. In questi casi, tecnici, atleti e genitori, si vedono costretti a vere e proprie maratone alla ricerca della pedana in cui, spesso attraverso impianti audio non sempre all’altezza, uno speaker incolpevole chiama ripetutamente tutti gli assalti. E purtroppo succede anche che quando un tecnico ha 4/5 atleti contemporaneamente, e sappiamo tutti che succede quasi sempre, può capitare di non riuscire a raggiungere in tempo la pedana chiamata, o addirittura che il tecnico non senta la convocazione, creando frustrazione nel ragazzo che si vede costretto a tirare un assalto decisivo senza il supporto del suo maestro. È ovvio che tutto questo è fonte di stress per gli atleti, i tecnici e le famiglie, che, ricordiamo, si sobbarcano i costi sicuramente non indifferenti di trasferte in giro per l’Italia, per permettere ai propri figli di praticare il nostro splendido sport, ma che a mio avviso, alcune volte, non ricevono da questo stesso sport un servizio adeguato ai sacrifici che compiono, rischiando di rovinare un momento che dovrebbe essere comunque di festa.
Forse dovremo cominciare a pensare di rivedere il nostro regolamento agonistico, andando ad ampliare l’offerta delle competizioni regionali; in questo modo si potrebbe limitare la presenza degli atleti alle gare nazionali, creando un sistema di qualificazioni anche in ambito under 14, in modo tale da poter offrire un servizio di gara all’altezza della scherma.

Un pensiero su “Questione di spazio

  1. Giovanni

    …in regione da noi ..Lombardia per il Gpg e’ ancora peggio …da anni….
    ..non ho più parole da spendere sull argomento….
    Un caro saluto Giovanni

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